mercoledì 6 maggio 2009

Tanto arrosto e niente fumo

Il dopo pasto è durissimo. Soprattutto per chi, come me, non ci pensa neppure a rinunciare al caffè. E, si sa, caffè e paglia sono un binomio indissolubile. O quasi.
E' qui però, che mi rendo conto come ogni pasto, per chi è (era?) tossico come me, fosse quasi esclusivamente finalizzato a gustarsi la sigaretta finale. Altro che dolce, caffè e ammazzacaffè: la vera chiosa al lauto pasto erano il condensato, il catrame, la nicotina e il volteggiare del fumo grigio-azzurro. Solo allora la bocca e il palato avevano la soddisfazione massima. Tanto che ho sempre schifato alimenti "acidi" come agrumi o frutte varie perché con la paglia facevano a cazzotti.
Era chiaro che così non potesse andare.
Possibile che tra lasagne, tortellini, maccheroni al pettine, gnocco, tigelle, prosciutto, culatello, mascarpone, zuppa inglese e tutto il ben di dio che la cucina emiliana offre, il vero obiettivo fosse lo zampirone finale?
Ecco, allora, un altro motivo per tenere botta. Gustarsi tutto, a prescindere.
Meglio l'arrosto del fumo.

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